Sicilia d’agosto: un caldo soffocante e un invito a pranzo per le ore tredici! Periferia di Palermo: una volta 'campagna' per i possidenti, dove andare per ripararsi dalla calura. Entro in una villa della Trinacria ottocentesca! Salgo per una bella scala di pietra antica che porta ad una serie di stanze ‘gattopardesche’. Entrando a sinistra, un grande armadio di noce chiara nasconde un altare completo, una piccola cappella domestica dove i Baroni P..., padroni di casa usavano dire le loro devozioni e qualche pretino locale probabilmente vi celebrava messa in momenti particolari.
E poi, posti con cura in vetrinette o su tavolini, oggetti di gran gusto di un’epoca ormai passata, ventagli di ogni forma ed eleganza, e le foto di famiglia: quelle dei matrimoni di bisnonni, nonni e genitori; i ritratti degli antenati in divisa dell’Esercito della nuova Italia unita, indossate dai gentiluomini siciliani che credevano nel nuovo corso e che comunque accettarono, per convinzione o per dovere, la realtà sabauda al posto di quella borbonica ormai disfatta.
Ecco la foto di una fanciulla con capelli assai lunghi e una postura timida, come si addiceva sicuramente alle nobili non ancora maritate: la mia giovane ospite mi racconta che quella donna era una sua zia morta ultracentenaria, e mentre parla io rivedo in lei la sua antenata…
Vado nella grande terrazza, che una volta era quella riservata alla padrona di casa, perché ad essa si accedeva solo dalla sua stanza da letto, ora diventata un elegante salotto.
Mentre cammino nella terrazza e continuo il mio giro per la villa, mi rendo conto che un affollato mondo di presenze eteree mi accompagnano benevolmente, forse chissà ridacchiando, dietro a raffinati ventagli, dei miei pantalonacci informi di cotone, del mio sgraziato cappellino di raffia e della mia macchina fotografica brandita come una minaccia, mentre loro con grazia fanno volteggiare le crinoline di mussola leggera, sotto bellissimi leggeri cappelli di paglia. Questo deve essere il solito scherzo del Genio che ama sempre farmi ritrovare improvvisamente, come per incanto, in mezzo a persone che non conosco Io sorrido e mentre abbraccio l’attuale padrona di casa, comunque ringrazio mentalmente quelle dame, per avermi fatto intravedere con la loro presenza, un aspetto piacevole di un mondo ormai scomparso, perché non tutto il quel mondo era piacevole e solo pochi eletti potevano disporre di ville di campagna, quelle stesse ville che ora ai più rimane difficile mantenere!
Mentre mi allontano in macchina, da un ornato terrazzino sulla facciata, una giovane donna in bianco mi saluta: sei tu, Piera o è la tua ava?
Firuzeh