martedì 25 agosto 2009

Sicilia d'agosto

Sicilia d’agosto: un caldo soffocante e un invito a pranzo per le ore tredici! Periferia di Palermo: una volta 'campagna' per i possidenti, dove andare per ripararsi dalla calura. Entro in una villa della Trinacria ottocentesca! Salgo per una bella scala di pietra antica che porta ad una serie di stanze ‘gattopardesche’. Entrando a sinistra, un grande armadio di noce chiara nasconde un altare completo, una piccola cappella domestica dove i Baroni P..., padroni di casa usavano dire le loro devozioni e qualche pretino locale probabilmente vi celebrava messa in momenti particolari.

E poi, posti con cura in vetrinette o su tavolini, oggetti di gran gusto di un’epoca ormai passata, ventagli di ogni forma ed eleganza, e le foto di famiglia: quelle dei matrimoni di bisnonni, nonni e genitori; i ritratti degli antenati in divisa dell’Esercito della nuova Italia unita, indossate dai gentiluomini siciliani che credevano nel nuovo corso e che comunque accettarono, per convinzione o per dovere, la realtà sabauda al posto di quella borbonica ormai disfatta.

Ecco la foto di una fanciulla con capelli assai lunghi e una postura timida, come si addiceva sicuramente alle nobili non ancora maritate: la mia giovane ospite mi racconta che quella donna era una sua zia morta ultracentenaria, e mentre parla io rivedo in lei la sua antenata…

Vado nella grande terrazza, che una volta era quella riservata alla padrona di casa, perché ad essa si accedeva solo dalla sua stanza da letto, ora diventata un elegante salotto.

Mentre cammino nella terrazza e continuo il mio giro per la villa, mi rendo conto che un affollato mondo di presenze eteree mi accompagnano benevolmente, forse chissà ridacchiando, dietro a raffinati ventagli, dei miei pantalonacci informi di cotone, del mio sgraziato cappellino di raffia e della mia macchina fotografica brandita come una minaccia, mentre loro con grazia fanno volteggiare le crinoline di mussola leggera, sotto bellissimi leggeri cappelli di paglia. Questo deve essere il solito scherzo del Genio che ama sempre farmi ritrovare improvvisamente, come per incanto, in mezzo a persone che non conosco Io sorrido e mentre abbraccio l’attuale padrona di casa, comunque ringrazio mentalmente quelle dame, per avermi fatto intravedere con la loro presenza, un aspetto piacevole di un mondo ormai scomparso, perché non tutto il quel mondo era piacevole e solo pochi eletti potevano disporre di ville di campagna, quelle stesse ville che ora ai più rimane difficile mantenere!

Mentre mi allontano in macchina, da un ornato terrazzino sulla facciata, una giovane donna in bianco mi saluta: sei tu, Piera o è la tua ava?

Firuzeh

L'Attesa

Attendere è difficile. Necessita di grande pazienza, perseveranza, speranza e anche disperazione, a volte. Attendere cosa? Una notizia, una telefonata, un appuntamento, un segnale…il nemico, come nel ’Deserto dei tartari’? O attendere il nostro ‘Godot’. Le attese sono complesse e logoranti; raramente vengono ricompensate da momenti piacevoli. E’ connaturata alla natura umana, l’attesa per qualcuno, qualcosa e poi quando si ha coscienza della vita, senza saperlo si attende comunque Lei, la nobile inflessibile Signora che avrà il potere di sopire per sempre qualsiasi attesa.

Firuzeh

L'Araba Fenice

E’ il mito dell’immortalità, a ben pensare, quello dell’Araba Fenice che risorge sempre dalle sue ceneri. Ma quale è il vero senso di quel mito? Oltre a quello dell’immortalità, forse è il più semplice desiderio umano di rialzarsi sempre e comunque dopo aver affrontato un ostacolo ed esserne rimasti sconfitti. Oppure dopo esser stati colpiti da una calamità fisica o psicologica che ti ha messo in ginocchio. E’ trovare una grande forza per ricominciare tutto da capo, dopo delusioni, amarezze, lutti, perdite finanziarie…ma dove trovarla?

Vi sono persone che la trovano nella Fede, qualunque essa sia; altre, meno fortunate, indubbiamente, per rialzarsi, debbono trovare quella forza in se stesse con grande fatica e dispendio di energie fisiche e mentali. Ma.. la vita è una farsa e ti devi accontentare di quello che passa. Per fortuna che mi sento come l'Araba Fenice e trovo sempre la forza per riprendere il filo della mia vita...fino a quando, però? Ora ho ritrovato la mia serenità anche se ho ricevuto una dura lezione sulla complessa e tortuosa psicologia di alcuni esseri umani.

Quanta fatica in più ad ogni resurrezione!! L’ultima è stata veramente dolorosa.

Firuzeh

Un volto

Afghanistan sempre sui titoli dei giornali: tante foto dei nostri 'ragazzi' in missione fuori area (li chiamiamo così anche se sono ben cinquantenni...e se sono veramente molto giovani, sono comunque uomini maturi); pose marziali; abbigliamento professionale; arma lunga o corta...ma non conosciamo il loro volto in azione o dopo qualche fatto bellico di notevole impatto.
Ricordo il volto di vari soldati dopo un attentato: alcuni tirati e duri, altri con la disperazione negli occhi, altri ancora con un senso di disorientamento e di smarrimento dopo un evento ipotizzato in teoria, ma inaspettato o quantomeno non immaginato nella cruda realtà.
Rivedo foto di volti sorridenti, consci dei rischi, ma forse lontani nel quotidiano vivere dal pensare l'evento come realizzabile, perchè vivevano i loro minuti e le loro ore pensando ai servizi da espletare, a quelli futuri, al prossimo rientro a casa, ai problemi domestici e familiari.
Ricordo il volto di un soldato ventiquattro ore dopo un attentato, con l'odore dei morti e delle macerie fra i capelli e sui vestiti, seduto sullo spigolo di una scrivania, con l'arma stretta fra le mani: duro, tirato, capace di accennare un mezzo sorriso per fare una domanda sciocca che voleva essere gentile; barba lunga e occhi attenti, senza cedimenti, consci che il pericolo non era passato; anzi... se 'ieri' era ormai passato, esisteva solo il 'domani per un amico perduto, per il quale combattere e per difendere chi era rimasto.
Svanì in mezzo agli Hesco-Bastion che aveva fatto sistemare in poche ore. Vorrei ritrovarlo, ma so che se ne è andato forse per sempre nell'inquinamento aberrante e opportunista della vita di tutti i giorni.
Di fronte al pericolo e alla morte, si tira giù la maschera, svelando il vero volto. Poi ci si rimette la maschera e la farsa ricomincia.
Firuzeh