Mercato del pesce di Quriyat, un villaggio a pochi chilometri da Muscat, attuale capitale dell'Oman. Un edificio nuovo, con piastrelle bianche...ovviamente con un inconfondibile sgradevole odore di pesce e sangue marcio, rappreso a terra, a circa 45° all'ombra: tonnetti, squaletti, pesci vari grandi e piccoli. Chi puliva, chi sezionava con la seghetta elettrica gli esemplari di grande taglia. Presenza di ghiaccio in alcuni contenitori, ma la maggior parte della merce era in esposizione, senza alcun tipo di preservazione dal calore: poco pesce, per la verità, perché ormai alle 9 del mattino, parte degli acquisti erano già stati fatti. Ma proprio in questo mercato ho fatto un incontro 'umano', forse il più bello della mia permanenza in questo sultanato che una volta era composto da quello di Muscat, dall'Oman e dalla favolosa isola di Zanzibar.
Negli occhi degli anziani trovi spesso molti sentimenti non espressi: negli occhi di un vecchio pescatore di Quriyat ho visto un mondo e dal suo sorriso paziente ho ricevuto tanto.
Sapevo che non potevo fotografare le persone e quindi inquadravo solo il pescato. Poi la mia guida mi ha detto che potevo fotografare quel vecchio pescatore che sorridendomi alzava i vari pesci di fronte a lui. Un sorriso rassegnato, dolce, con gli occhi che però fissavano un tempo lontano, molto lontano: mi sentivo presente, ma trasparente e lo speravo quasi, perché mi ritenevo ormai fuori posto, turista insulsa, inutile, con il mio cappellino e la mia macchina fotografica, mentre lui con grande pazienza, questa volta guardandomi negli occhi, con una rassegnazione antica, sollevava un altro grande pesce per agevolarmi la foto.
Avrei voluto parlare con il vecchio pescatore, ma il dialogo non era possibile per tanti motivi…allora con i miei occhi e con un sorriso, forse triste (perché in quel momento lo ero diventata), ho cercato di trasmettere calore, amicizia, e tanta umana gratitudine per il suo gesto, non richiesto, e il suo sorriso. Il mercato era svanito per me, come le persone attorno, calamitata da questa antica presenza. Non potevo parlarne con la mia guida, un giovanotto locale, con Ipod e telefono cellulare ultimo modello: non mi avrebbe capito. Una grande differenza fra vecchie e nuove generazioni.
Un attimo, forse qualche secondo...tornando poi alla realtà, ho chiesto alla guida se dovevo qualcosa al vecchio e dignitoso signore per la sua gentilezza, anche se mi sembrava proprio che non fosse il caso mettergli in mano una cifra, quale, poi? Infatti la guida mi ha detto di no.
Uscendo dal mercato, mi sono voltata e di nuovo gli ho sorriso: non so se mi ha visto o se di nuovo guardava oltre gli umani come se essi fossero pure trasparenze.
Credo, spero di avere imparato qualcosa dal sorriso di quell’uomo omanita, così lontano da noi nel tempo e nello spazio: il suo viso più che nella mia mente, si è stampato là dove i sentimenti sono ricchezza umana, anche se non li puoi esternare.
Firuzeh
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