martedì 29 settembre 2009

Un deserto dell'anima: l'ipocrisia

Ti guardi attorno e credi di conoscere delle realtà. Te ne hanno parlato a lungo; hai verificato che quel che ti hanno detto è o sembra essere la verità. Poi all'improvviso vedi un quadro diverso e non capisci più quale sia la realtà. Allora ti viene in mente il vecchio concetto della 'facciata' che credevi sepolto da tempo nel XXI secolo; quella 'facciata' contro la quale in tempi lontani hai combattuto, quando era molto diffusa e frantumarla significava essere messi al bando. Non hai messo in conto che molto spesso l'ipocrisia è connaturata per alcuni esseri umani come una seconda pelle. Tentano di sbarazzarsene, ma non ce la fanno, spesso per opportunismo, per convenienza, per praticità, per routine. Trovo l'ipocrisia uno degli aspetti che più mi disturbano nel mio prossimo, ma devo ammettere che è molto più diffusa di quel che non si creda o non si veda e che comunque è pagante anche nella società odierna. Mi illudo che i giovani lo siano di meno di una classe di età più adulta ancora legata a schemi di un tempo che credevo passato. Se poi unisci all'ipocrisia un sano egoismo opportunista, allora il quadro è completo. Le sfaccettature di un essere umano sono molte. Realisticamente bisogna riconoscere che l'ipocrisia, sommamente utilizzata, comporta i suoi frutti, assai succosi spesso, e quindi "viva" l'ipocrisia e soprattutto chi sa utilizzarla da vero professionista, ben orientandosi tra una mezza verità e una mezza bugia.
Ecco perché poi me ne vado nel deserto dove solo il vento mi parla, mi urla nelle orecchie e il vento, da qualsiasi parte arrivi non è mai ipocrita, specialmente il khamsin, uno dei venti del deserto del Sahara. Mi fa girare la testa e mi solleva come la sabbia, e poi mi lascia scendere dolcemente a riprendere il mio cammino in un panorama sempre mutante e sempre uguale a se stesso. Potrebbe essere una buona soluzione avviarsi tra le dune e non tornare mai più indietro.
Firuzeh

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