sabato 9 maggio 2009

Pausa week end

Oggi Genio non risponde...forse è in pausa week end. La Lampada di Aladino sembra spenta. Siamo off fino a lunedì mattina...dice una antipatica vocina sintetizzata. Eh, no, mio caro Genio, mi risulterebbe che il tuo contratto di lavoro preveda una operatività ad H24.  Però forse hai ragione: anche la vostra categoria di lavoratori ha diritto al riposo, alle ferie pagate, ai congedi parentali, quelli di malattia (tu però hai una salute di ferro da almeno due secoli, quasi): conquiste democratiche e sociali. Scusa: e quando chiudi per ferie, metti il sostituto?
Va bene, mi autogestirò. Hai lasciato uno dei tuoi flying carpets in parcheggio e poiché me ne hai dato l'uso, parto anche io. Vedo che mi hai lasciato una notina con l'itinerario che hai predisposto per me in questo fine settimana, evitando qualsiasi deserto. Potevi anche chiedere il mio parere, no? 
Iran, Khiaban-e-Manoucheri, la strada dei 'tappetari', in un negozio, dove un gentile venditore di tappeti mi indica dove 'parcheggiare' il mio mezzo, lì, lì proprio su quella pila di tappeti Nain e Khoum, dove sta seduta, gambe ciondoloni, una signora bionda. 
'Signora, scusi, mi fa posto che devo metterci anche il mio bel tappeto piegato?' Ma io questa signora la conosco e anche bene...poi scoprirò chi è, se mi ricordo...
La pila è alta e da questa si vedono bene i tappeti che il mercante mostra a tanti visitatori, tutti sistemati comodi proprio sulle pile. Tutti con un bel bicchiere di 'chai' in mano e uno o due cubetti di zucchero in bocca che gonfiano la guancia: i veri conoscitori non mettono lo zucchero a sciogliere nel té, ma si mettono i cubetti in bocca in modo che ad ogni sorso di liquido, un poco di zucchero scivola via e addolcisce una bevanda a volte amara.  Ho mantenuto questo modo di bere  il té quando sono lì, nei paraggi. Lo faccio automaticamente anche se compagni di viaggio mi fissano con lo sguardo a punto interrogativo...ritenendomi non poco maleducata.
Ogni tanto qualche gruppetto di aspiranti clienti viene invitato a scendere perché si passa alla esposizione dei tappeti proprio di quella pila. Come sono belli questi manufatti di lana e seta, ma un flash passa nella mente: li ho visti i telai a volte situati in camere senza finestre o solo con un piccolo pertugio che fa filtrare un poco di luce; altre volte invece sono in ampie camere con tanta luce...donne di ogni età, anche piccole bambine che stanno imparando come fare i nodi, un'arte antica artigianale che ha un fascino, che richiede sacrifici e che non sempre viene fatta liberamente, ma a volte è sfruttamento del lavoro minorile. Nelle tribù Kashkai non era schiavitù, era un lavoro con il quale in parte ci si sostentava, appunto una 'professionalità' da imparare e tramandare con orgoglio.
In un'ora almeno un centinaio di tappeti vengono proposti agli occhi increduli e avidi dei presenti: chi se ne intende guarda e apprezza e chi non ne sa niente, teme di comprare o compra qualcosa che domani non gli piace più. Devi sintonizzarti con un tappeto: la sua poesia è nel modo con il quale ti accarezza il piede nudo, come ti accompagna con i suoi colori; un tappeto non dovrebbe mai sentire la suola di una scarpa, ma solo le dita di un piede che si posa sicuro su un velluto di nodi. 
La signora bionda indica due articoli, belli direi; glieli caricano in macchina e lei parte ridendo.
E' ora di andare a pranzo a Meidan-e-Sabs, all'ingresso del bazar, dove fanno uno dei migliori chelo-kebab-koubideh (piatto nazionale persiano: riso in bianco, tuorlo d'ovo, burro, spiedino di carne di montone macinata con cipolla) della città, al miglior prezzo possibile, pochi rial, in mezzo a tante famiglie della piccola borghesia locale. E' lì anche lei, la bionda di prima, che conosce i proprietari, che si siede ad un tavolo comune e inizia a parlottare con i suoi vicini, compiendo il rito del giorno di festa, il venerdì. E poi si torna a casa. Domani si va in ufficio.
Genio, scusami, quando torni in servizio, mi dici cosa ci fanno i tappeti che quella  tale ha comprato, nel mio salotto? Non capisco, non ricordo...
Firuzeh




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