sabato 30 maggio 2009

Un atterraggio 'indimenticabile'!

Chi di voi ha mai fatto un atterraggio su un bimotore da 30 posti, seduta sui braccioli dei piloti, senza cintura allacciata e con uno dei due che...fumava una sigaretta! Atterraggio su una piccolissima pista. Ebbene può succedere ed è successo in un lontano paese della penisola araba...circa 40 anni fa.
Da Addis Abeba dovevo trasferirmi a S... e tramite amici, trovai un passaggio gratuito contrabbandato come 'prova di hostess'  (felicissima perché in quel tempo non avevo disponibilità di denaro), su una piccola linea aerea locale. La 'scaletta' per entrare nel velivolo era una autentica scaletta: intendo dire che era una scala piccola di metallo di tipo casalingo. 
Consegnai brevi manu la mia valigia, alquanto grande, e salii anche io, dopo un signore con tanto di pugnale (djambia) addosso (del resto faceva e fa ancora parte dell'abbigliamento normale degli uomini nel paese dove stavo per andare) e la sua pecora (o montone, non ricordo, ma assicuro che trattavasi di quadrupede). Mi seguì un altro distinto signore, stesso abbigliamento del primo, con samovar al seguito. Beh, meglio il samovar che la pecora, pensai, ma ancora non sapevo cosa sarebbe successo.
Il piccolo aereo decollò e il mio sedile non era molto ben ancorato al pavimento: poco male, con un cartoncino o similare si riuscì a fissare; cercai la cintura di sicurezza: ve ne era solo un pezzo.
Beata incoscienza di una giovane ricercatrice: mi stavo divertendo.
Ci fu anche il servizio a bordo: thé caldo con biscotto...realizzato usando il samovar, gentilmente prestato dal passeggero, con fornelletto, stile campeggio d'epoca, parte dell'attrezzatura di bordo. Prima tappa: T.; ... scesero tutti e vennero fatte scendere anche le valigie dei passeggeri, che erano stivate dietro di noi. Distratta dalla discesa del quadrupede, che non ne voleva sapere di fare tre gradini (ma fu amorevolmente preso in braccio dal suo padrone) non mi accorsi subito che gli addetti (!?) ai bagagli nel loro zelo lavorativo, avevano preso anche la mia valigia. Mentre rullavamo me ne accorsi e in modo concitato dissi in inglese ai piloti (ero rimasta l'unico passeggero) che bisognava riprendere la mia valigia. Nulla di più semplice: il velivolo si fermò, uno dei piloti urlò qualcosa in arabo e vidi un ansimante giovinotto (con jellaba bianco-grigio) trascinare il mio bagaglio che fu issato a bordo con fatica da me (il cosiddetto steward aveva terminato il proprio turno): del resto ero 'in prova' come hostess. Decollammo e dopo poco tempo fummo in vista della splendida capitale. Mi fu chiesto in inglese se volevo vedere come si atterra. Due braccioli dei piloti furono uniti per farmi stare seduta e poiché non ero in equilibrio, mi dovetti reggere abbracciando le spalle di coloro che mi dovevano portare in salvo a terra e arrivammo sani e salvi. Trovai all'epoca avventuroso e interessante vedere un atterraggio così da 'vicino'. Aperto il portell...ino, un'ondata di aria desertica mi fece subito capire dove ero arrivata. Formalità di dogana ridotte al minimo: ero ospite di un mio laureato a Perugia, che era il figlio di un importantissimo personaggio locale. Quello che mi turbò un pò fu la scorta: barbutissimi signori armati e con munizioni a tracolla stile bandoliera. Il giorno prima c'era stato un attentato di matrice politica e quindi...meglio prevenire che reprimere. Del resto avrei capito dopo che di stranieri in quella terra in quel momento eravamo solo in due, io e un inglese (del quale non ho mai capito la presenza in loco), che si trovava peraltro in un'altra città. Lo avrei incontrato successivamente e avremmo fatto un altro 'indimenticabile' viaggio insieme su un tassì per più di duecento chilometri. Ma questa, come si suol dire, è un'altra storia.
Arrivata in loco e ospitata in casa privata, dove avrei capito come si viveva nel medioevo da quelle parti, doverosamente mi presentai alle nostre Autorità consolari (un giovane cancelliere con una deliziosa moglie). Premesso che ove abitavo, non esisteva doccia o vasca da bagno, appena andavo a casa di questi giovani amici italiani, la prima cosa che mi veniva offerta, dopo il classico bicchiere di acqua, era l'uso voluttuoso della sala da bagno con annessa vasca. Ho sempre pensato che, causa caldo, i miei ospiti italiani pensavano prima al mio benessere fisico che a quello spirituale! Attenzione che poi avrebbe giovato anche al loro olfatto.
Fu un mese speciale. Fui trattata con grande ospitalità, quella araba, splendida: fu il mio primo incontro con questo modo di ricevere gli ospiti, sia sotto una tenda sia in un palazzo, sia in una modestissima casa. Mi sentivo quasi una regina ...e in effetti mi diedero un soprannome 'malika' (regina), perché stabilirono che io portavo la 'baraka', la buona sorte. Dopo anni che non avevano visto una goccia di pioggia, il giorno del mio arrivo...'tanto tuonò che piovve', peraltro assai poco: i miei occhi azzurri da maga avevano fatto il miracolo. La pioggia, sia pur breve e risicata, era stata un avvenimento. Da quel giorno dico sempre ai miei amici: guarda che porto la buona sorte..e qualche volta accade davvero!
Andai in vari posti...tra deserto e altopiani. Ricordo ancora il profumo e il gusto dell'acqua di rose e di una specie di gelato fatto con le rose: anche questa sensazione è indimenticabile! Quel medioevo aveva un suo grande fascino.
Ora molti turisti visitano questo stato, apertosi al mondo esterno: allora nessuno ci andava. Io lo ricordo con l'occhio della memoria delle tante avventure di conoscenza che ebbi. Ho nostalgia? Sì, della meraviglia che provavo in ogni momento; tutto era nuovo ai miei occhi e mi aiutava a tornare a vivere: lo capii appunto sotto gli eucalipti di Addis Abeba, quando mi fu chiaro che, nonostante quel che avevo passato di profondamente doloroso e per alcuni versi annichilente, avevo tutta la vita in mano. E capii anche che la curiosità mi stava salvando... e continua sempre a salvarmi, dopo qualche prova difficile che la vita ci offre o che abbiamo con incoscienza cercato.
Sto tornando lì vicino, dopo numerosi lustri e spero che il mio lato 'infantile' , che curo affinché non scompaia mai, dispensi ancora tanta meraviglia nei miei occhi e che di nuovo diventino quelli di un bimbo al suo primo viaggio. 
Genio esci dalla Lampada di Aladino: ti porto con me nei tuoi luoghi natii. Fammi sognare: ne ho bisogno, come tutti gli esseri umani.
Firuzeh

 


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