Avete mai avuto un senso di impotenza che si concretizza in rabbia? A volte si deve cedere, ma se cedi di fronte ad una persona che stimi e ammiri, riesci a farlo senza che ti cresca questo sgradevole sentimento dentro. Il problema invece si pone quando devi cedere di fronte a chi non stimi affatto. E allora è molto dura. La rabbia ti procura una desertificazione dei tuoi sentimenti fino ad arrivare ad una aridità della quale non ti rendi conto, perché quel sentimento s’impone e oscura tutti gli altri. Quando comprendi questo mutamento ‘ambientale’ del tuo io, ti spaventi e cerchi di por rimedio facendo un’analisi seria, cercando di capire perché hai tanta rabbia in corpo. La imputi a quell'ombra che è dietro chi stimi e ammiri, e credi che sia l'ombra a costringerti a cedere. Invece non ti accorgi che chi ti provoca la rabbia non è quell’ombra che pilota tutto. È proprio chi è pilotato all’origine vera della tua rabbia perché con connivenza e ben nascosta fragilità lascia l’ombra pilotare il suo strano universo, del quale si lamenta sempre, ma che accetta,. Lo fa per costume? Per dovere sociale? Per debolezza? Per quieto vivere? Per quale altro motivo? Eppure si lascia indicare quasi tutto e segue la strada che l'ombra profondamente egoista e profittatrice indica. E quindi la stima per questa persona debole scende, scende inesorabilmente. E accanto alla rabbia allora si affaccia la delusione di aver sbagliato ancora una volta la valutazione di un essere umano, di non aver capito una parte di quella persona ben occultata. Spesso alla rabbia si sostituisce una umana compassione e la pena per chi lascia pilotare agli altri la propria vita, in modo da farsela rendere difficile, agra e qualche volta impossibile...altri che non si curano della sua vita, a proprio esclusivo beneficio di matrice egoista.
I più giovani non conoscono un cantautore molto famoso alla fine degli Anni Settanta, Stefano Rosso, poi dimenticato. Morì poco tempo fa e si ritrovarono i suoi dischi digitalizzati..sulle bancarelle. Stefano Rosso accompagnò una mia lunga permanenza in Francia. Tra le sue belle canzoni testimonianza di un'epoca particolare in Italia, vi è 'Bologna 77', forse la più poetica di quelle che ha scritto. Nel testo: '...e poi primavera...e qualcosa cambiò..
qualcuno moriva e su un ponte lasciò,
lasciò i suoi venti anni e qualcosa di più....
e dentro i miei panni la rabbia che tu
da sempre mi dai, scavando nei pensieri miei,
guardandoli poi dall'alto all'ingiù,
ma forse io valgo di più...'
Penso spesso a queste parole: non so se valgo di più; certamente no... Forse solo la pena e la compassione cancellano la rabbia facendo rifiorire un deserto dell'anima. Due rose nel deserto, le rose di Shiraz, le rose del poeta Hafez e quelle di Omar Khayyam, sotto il Sio-Se Pol (il Ponte delle trentatre arcate) e di fronte a Chehel-Sotun o Quaranta Colonne (venti sono quelle vere che raddoppiano rispecchiandosi nello specchio di acqua antistante). La rabbia è svanita nell'incanto delle faience della cupola della Madrasseh-Madar-e-Shah o del mausoleo di Soltanieh, nell'arida piana di Zanjan in Iran. Il cielo di Shiraz è di un azzurro speciale e l'aria è frizzante: domani me ne andrò in un caravanserraj nel deserto e tutto sarà dimenticato.
Firuzeh
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